"«Prendi la vittoria» Questa coppa dedicata “alle Ali della Vittoria marina” e innalzata alla memoria di un eroe [Giuseppe Miraglia] che in vita assommò le virtù più severe e più potenti dell’avviatore navale, io ho l’onore di offrirla al vittorioso in questa prima gara istituita; e sento che nell’atto una mano d’ombra è per tendersi accanto alla mia: quella del mio ammirabile compagno caduto alla vigilia di un volo temerario che doveva condurci da Venezia a Zara con un vecchio Albatros non armato se non di una pistola Mauser e del nostro amore per il destino. Altre ali, altre armi, altro rombo, altra altezza, altra meta, oggi. Ci furono età in cui demmo piloti e capitali a tutto il mondo. A tutto il mondo possiamo oggi dare ali e maestri d’ala. E ogni prona n’è una testimonianza certa. E, se c’è oggi un’Italia che striscia, c’è anche un’Italia alata. E in quella siamo fissi e crediamo. Ma, dopo quattr’anni da quella morte, in Zara la Santa, in quel tempio rotondo di San Donato che l’edera dei secoli abbraccia («così morir mi piace» dice l’edera), io vidi una coppa di vetro alessandrino ov’era scritto fra due foglie di palma «A ABE THN NIKHN, prendi la vittoria.» Mi piace di ripetere qui l’antica parola offrendo al vincitore la coppa di metallo lavorata con una così nobile larghezza da un giovane maestro italiano che per grazia della sorte è qui presente degno che noi l’onoriamo come il vero donatore. «Prendi la vittoria.» E’ una parola antica che d’improvviso si rimodella in tutti i cuori virili per cui lo sforzo e il sacrifizio sono la sola ragione di vivere. E’ la parola che noi devoti abbiamo gridato all’Italia smarrita e vacillante sotto la polvere e il fango e il sangue e l’orrore e la bellezza della sua guerra. Nella notte stellata, nella festa dei fuochi, che faustamente concludono una gara ardimentosa e generosa, rinnoviamo il grido, o compagni. Più del vetro è sonoro il metallo; e questo è d’ottima lega. Queste due aquile addossate, se il miracolo dello spirito ad un tratto le animasse e il grido le incitasse, volerebbero l’una a occidente e l’altra a oriente. Io credo che, come romane, sappiano entrambe quel che è da prendere e quel che è da difendere e quel che è da distruggere e quel che è da preservare e quel che infine è da esaltare. Perciò questo segno, commesso alle mani forti di un giovane italiano, è dato all’Italia bella, è consacrato alla patria futura. Potremmo noi, compagni, salutarla più altamente che su questa riva latina incurvata a simiglianza del labbro di Colui che «con’Aquila vola»? «Prendi la vittoria!» Eia eia eia Alalà! Sul Benaco 25 settembre 1921 Gabriele d’Annunzio"
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Descrizione
*«Prendi la vittoria» [Testo] / Gabriele d'Annunzio. - [Gardone Riviera], 25 settembre 1921. - 5 c. ms. a inchiostro.. ((Il discorso fu pronunciato da D'Annunzio in occasione della prima premiazione delle gare di idrovolanti sul Garda, che ebbe luogo il 25 settembre 1921.